
After two decades, some guys left Rome to come back in their childhood cities. I asked them the permission to take pictures during the move. Here a selection of images that I took during that busy morning.
Continue readingAfter two decades, some guys left Rome to come back in their childhood cities. I asked them the permission to take pictures during the move. Here a selection of images that I took during that busy morning.
Continue readingDa qualche tempo sto riflettendo sul fatto che in Italia (e forse nel mondo? Non saprei) manca in un certo senso quella che si potrebbe definire “Cultura della Fotografia”. Abbiamo un immaginario più immediato e una cultura più ampia quando si parla di cinema, arte pittorica o letteratura, mentre c’è probabilmente un grosso buco quando si parla di fotografia e di fotografi: quando vediamo il fotogramma di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nella Fontana di Trevi sappiamo immediatamente che si tratta di un film di Federico Fellini, ma se ci si trova davanti una foto che abbiamo visto migliaia di volte non tutti sanno il nome di colui o colei che l’ha scattata (un esempio? Chi sa dire senza pensarci troppo il nome del fotografo che ha immortalato Ernesto Che Guevara nel celebre scatto diventato l’icona del Che?). Al di là di alcune foto di Henri Cartier-Bresson e probabilmente poche altre di Steve McCurry, i fotografi sembrano destinati a non essere riconosciuti per il loro lavoro o, ancor peggio, i loro lavori sono destinati a non essere conosciuti, ammirati o raccontati.
La mancanza di questa cultura della fotografia (attenzione: non a livello tecnico, ma a livello storico) mi lascia perplesso, mi dispiace, mi fa domandare cosa si possa fare per tentare di far conoscere un po’ meglio i maestri della fotografia e il loro lavoro. Non so se sia il caso di condividere quotidianamente delle immagini su un album su Facebook o di fare delle piccole monografie sul mio blog fotografico, ad ogni modo mi piacerebbe davvero molto contribuire alla diffusione della cultura fotografica, delle immagini che hanno fatto la storia e di coloro che le hanno realizzate.
PS La foto del Che si intitola “Guerrillero Heroico” e l’ha scattata il fotografo cubano Alberto Korda.
Torno al mio diario dopo 11 giorni in cui mi sono dedicato completamente, dalla mattina alla sera, alla costruzione del mio nuovo sito web, che è già online e che è possibile visitare qui: www.alessiotrerotoli.com. Il lavoro è stato lungo, in alcuni momenti anche un po’ frustrante, ma posso orgogliosamente dire che è finito. Ci sono alcuni dettagli che vorrei sistemare (ad esempio le pagine Shop e About), ma ci penserò con calma, l’importante è che le gallerie fotografiche siano proprio come le avevo desiderate.
Continue readingStamattina è uscita su Rolling Pandas una mia intervista dedicata al rapporto tra il viaggio e la fotografia: è stato bello tornare con la mente ad alcuni momenti, soprattutto in questi giorni in cui ovviamente siamo tutti fermi in casa. Potete leggere l’intervista cliccando su questo link: Un viaggiatore romantico, in cui, tra le altre cose, racconto anche come è nata la fotografia che vedete qui sotto.
Si fa sempre più complicato ricordarsi che giorno della settimana sia. Sono ancora naufrago in quest’eterna domenica, alla ricerca di appigli e punti di riferimento temporali, proprio io che, da fotografo, sono ossessionato dal passare del tempo. Il tempo stesso ora sembra essersi aggrovigliato in una sabbia dalla quale, anch’esso, non può uscire.
Continue readingPrima settimana completa di clausura, le giornate in qualche modo son passate e la buona notizia è che ancora non mi sono trasformato in Jack Torrance. Il sole di questa domenica primaverile cozza con il sacrificio di dover restare a casa, ma è giusto e necessario, quindi mi limito a godermi la luce che mi investe. Sento alcune persone lamentarsi per il bel tempo, in realtà una giornata di pioggia o di cielo grigio per quanto mi riguarda renderebbe la situazione ancora più deprimente. Funziono fondamentalmente ad energia solare e anche se non posso uscire la semplice vista del sole mi rallegra.
Nei giorni scorsi su Facebook e Instagram ho lanciato questa sorta di progetto comune, ho chiesto alle persone di inviarmi via mail (a.trerotoli@gmail.com) una fotografia con la vista dalla loro finestra per realizzare un album di cartoline allo scopo di sentirci vicini nonostante la distanza. Mi sono arrivate le prime immagini da Roma, da Peschiera Borromeo (Milano) e addirittura dal Brasile e dall’Argentina. Sto ancora cercando di capire in che modo e dove pubblicarle, ma sento che è qualcosa che mi farà bene.
Il mio dono di oggi è stato scendere sotto casa e prendere cinque minuti di aria all’angolo con la piazza deserta, dove ogni tanto vedevo passare un’automobile. Ho pensato che sarebbe carino portarmi la tazzina con il caffè sotto casa ogni tanto per sorseggiarlo all’aria aperta, visto che vivo in una stradina privata e non ho balconi. Il fatto di essere in una piccola strada con solo tre palazzine da due piani rende il discorso dei flash mob totalmente inesistente da queste parti. Alle 18 sento riecheggiare vagamente le canzoni che stanno accompagnando gli italiani in questi pomeriggi di chiusura, ma nella mia strada non avviene niente di ciò che vedo sui video postati sui social. Per cercare di fare la mia parte (e soprattutto per passare il tempo) ho vinto la timidezza e ho suonato “Il cielo è sempre più blu” appoggiandomi al davanzale della finestra, ma io e la mia chitarra eravamo gli unici spettatori di uno spettacolo senza partecipanti.
Mi piacerebbe moltissimo poter uscire a fotografare questo momento storico, ma so che non è necessario, che il mondo può decisamente fare a meno delle mie immagini, quindi mi rassegno e mi accontento di fotografare qualche momento dentro casa e qualche scorcio fuori dalla finestra: nel terrazzino accanto al mio palazzo un bambino ha colorato un lenzuolo e l’ha appeso alla ringhiera. Ogni tanto mi affaccio e rileggo quelle parole come un mantra: andrà tutto bene. Domani comincia una nuova settimana, forza e coraggio a tutti voi, a tutti noi.
Stamattina sono uscito un momento per comprare un po’ di pane. C’era una signora seduta su una panchina fuori dalla panetteria e le ho domandato se fosse in fila. Mi ha risposto di sì. Una conversazione, se così si può chiamare, banale e decisamente breve, ma che oggi mi è sembrata un piccolo dono. Una interazione, seppur minima, con una persona sconosciuta mi ha regalato un frammento di normalità in un contesto, tra distanze minime e mascherine, che di normale non ha nulla.
Oggi il cielo è grigio e ho capito di cosa ho bisogno per tirare avanti: un piccolo dono quotidiano. Lo diceva anche l’Agente Cooper in Twin Peaks: “Ogni giorno, una volta al giorno, fatti un regalo. Non pianificarlo, non aspettarlo, fallo solo succedere. Può essere un sonnellino nel tuo ufficio, oppure due ottime tazze di caffè nero fumante”.
Ho appena fatto una doccia per scrollarmi di dosso la polvere del quotidiano, dal palazzo di fronte un cane, che Paola ha ribattezzato “Il figlio di Sam”, abbaia a fasi alterne. La cosa più strana è che ogni volta che metto il naso fuori di casa, anche solo per scendere a buttare l’immondizia, mi sento gli occhi del mondo addosso, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato.
Alle 18, come in tante città italiane, da fuori è risuonato l’Inno di Mameli in loop per una decina di minuti. Non so da dove provenisse, visto che fuori dalle mie finestre c’è solo una palazzina a due piani e un ex albergo circondato da impalcature (lo stanno trasformando in un condominio): è stato comunque qualcosa di diverso in una giornata senza grandi emozioni, uno di quei regali ai quali accennava prima l’Agente Cooper. Ed è in questi momenti che penso a quelle distese di cemento dalle quali ogni tanto spunta fuori un piccolo ciuffo d’erba, se non un fiore: anche nelle situazioni più ostili e drammatiche, la vita trova sempre una strada per imporsi. Andrà tutto bene.
Stamattina, presso il Leica Store di Piazza di Spagna, a Roma, ho avuto la fortuna e il privilegio di incontrare Ferdinando Scianna, primo fotografo italiano a far parte della storica agenzia Magnum. Scianna ha parlato ovviamente di fotografia, regalandoci delle belle riflessioni che vado a trascrivere in parte qui di seguito, per futura memoria.