Diario da Casa – 27 Marzo

Diciannovesimo giorno: il giorno della temuta spesa. Sono uscito dopo pranzo in macchina, autocertificazione ultimo modello in tasca, con il cielo plumbeo che minacciava qualcosa che, più che pioggia, somigliava ad una punizione divina: ti pare che dopo una settimana dentro casa ti tocca stare in fila al supermercato sotto la pioggia? Il cielo però ha deciso di reggere ancora per un po’ e la fila è scivolata via abbastanza rapidamente, anche se osservando le persone in coda insieme a me ho visto nei loro occhi i segni di una stanchezza che la settimana scorsa non sembrava ancora così accentuata.

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Diario da Casa – 24 Marzo

Si fa sempre più complicato ricordarsi che giorno della settimana sia. Sono ancora naufrago in quest’eterna domenica, alla ricerca di appigli e punti di riferimento temporali, proprio io che, da fotografo, sono ossessionato dal passare del tempo. Il tempo stesso ora sembra essersi aggrovigliato in una sabbia dalla quale, anch’esso, non può uscire.

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Diario da Casa – 20 Marzo

Ultimo giorno di inverno, un inverno che praticamente non si è mai visto, ma che sembra aver deciso di palesarsi la prossima settimana, con temperature minime sotto lo zero (a Roma). Passare dai 20 gradi di quest’ultimo mese a minime glaciali sarà tosta, a maggior ragione in questi giorni di isolamento in cui sedersi sotto il sole, accanto alla finestra, era uno dei pochi momenti di gioia di una giornata lunga e senza grandi aspettative. Oggi almeno è venerdì, in tv c’è Propaganda Live, ormai unico punto di riferimento in una settimana tutta uguale.

Il progetto Distant But Close si sta arricchendo di nuove immagini: oggi ho ricevuto fotografie fuori dalla finestra provenienti da Finlandia, Spagna, Portogallo, Islanda, Australia e moltissime dagli Stati Uniti, grazie anche al portale Bored Panda che ha inserito il progetto nella prima pagina della categoria Photography. Sarà forse un’idea stupida quella di collezionare le immagini che si vedono fuori dalle vostre finestre, ma mi tiene allegro, vivo, connesso con le altre persone, in un periodo in cui la mancanza di contatti sociali è un dramma che non avrei mai pensato di dover affrontare in vita mia.

Ho appena piazzato un’altra grande X rossa sul calendario della cucina e mi rendo conto che sono quasi due settimane che la vita non è più la stessa. Stasera avverto, forse per la prima volta dal 9 marzo, una forte malinconia, la consapevolezza di essere ancora all’inizio di un percorso che non so dove porterà. Una cosa mi auspico: spero che usciremo da tutto questo come persone migliori, più tolleranti, più attente agli altri, più vicine. Daje.

Diario da Casa – 15 Marzo

Prima settimana completa di clausura, le giornate in qualche modo son passate e la buona notizia è che ancora non mi sono trasformato in Jack Torrance. Il sole di questa domenica primaverile cozza con il sacrificio di dover restare a casa, ma è giusto e necessario, quindi mi limito a godermi la luce che mi investe. Sento alcune persone lamentarsi per il bel tempo, in realtà una giornata di pioggia o di cielo grigio per quanto mi riguarda renderebbe la situazione ancora più deprimente. Funziono fondamentalmente ad energia solare e anche se non posso uscire la semplice vista del sole mi rallegra.

Nei giorni scorsi su Facebook e Instagram ho lanciato questa sorta di progetto comune, ho chiesto alle persone di inviarmi via mail (a.trerotoli@gmail.com) una fotografia con la vista dalla loro finestra per realizzare un album di cartoline allo scopo di sentirci vicini nonostante la distanza. Mi sono arrivate le prime immagini da Roma, da Peschiera Borromeo (Milano) e addirittura dal Brasile e dall’Argentina. Sto ancora cercando di capire in che modo e dove pubblicarle, ma sento che è qualcosa che mi farà bene.

Il mio dono di oggi è stato scendere sotto casa e prendere cinque minuti di aria all’angolo con la piazza deserta, dove ogni tanto vedevo passare un’automobile. Ho pensato che sarebbe carino portarmi la tazzina con il caffè sotto casa ogni tanto per sorseggiarlo all’aria aperta, visto che vivo in una stradina privata e non ho balconi. Il fatto di essere in una piccola strada con solo tre palazzine da due piani rende il discorso dei flash mob totalmente inesistente da queste parti. Alle 18 sento riecheggiare vagamente le canzoni che stanno accompagnando gli italiani in questi pomeriggi di chiusura, ma nella mia strada non avviene niente di ciò che vedo sui video postati sui social. Per cercare di fare la mia parte (e soprattutto per passare il tempo) ho vinto la timidezza e ho suonato “Il cielo è sempre più blu” appoggiandomi al davanzale della finestra, ma io e la mia chitarra eravamo gli unici spettatori di uno spettacolo senza partecipanti.

Mi piacerebbe moltissimo poter uscire a fotografare questo momento storico, ma so che non è necessario, che il mondo può decisamente fare a meno delle mie immagini, quindi mi rassegno e mi accontento di fotografare qualche momento dentro casa e qualche scorcio fuori dalla finestra: nel terrazzino accanto al mio palazzo un bambino ha colorato un lenzuolo e l’ha appeso alla ringhiera. Ogni tanto mi affaccio e rileggo quelle parole come un mantra: andrà tutto bene. Domani comincia una nuova settimana, forza e coraggio a tutti voi, a tutti noi.

Diario da Casa – 13 Marzo

Stamattina sono uscito un momento per comprare un po’ di pane. C’era una signora seduta su una panchina fuori dalla panetteria e le ho domandato se fosse in fila. Mi ha risposto di sì. Una conversazione, se così si può chiamare, banale e decisamente breve, ma che oggi mi è sembrata un piccolo dono. Una interazione, seppur minima, con una persona sconosciuta mi ha regalato un frammento di normalità in un contesto, tra distanze minime e mascherine, che di normale non ha nulla.

Oggi il cielo è grigio e ho capito di cosa ho bisogno per tirare avanti: un piccolo dono quotidiano. Lo diceva anche l’Agente Cooper in Twin Peaks: “Ogni giorno, una volta al giorno, fatti un regalo. Non pianificarlo, non aspettarlo, fallo solo succedere. Può essere un sonnellino nel tuo ufficio, oppure due ottime tazze di caffè nero fumante”.

Ho appena fatto una doccia per scrollarmi di dosso la polvere del quotidiano, dal palazzo di fronte un cane, che Paola ha ribattezzato “Il figlio di Sam”, abbaia a fasi alterne. La cosa più strana è che ogni volta che metto il naso fuori di casa, anche solo per scendere a buttare l’immondizia, mi sento gli occhi del mondo addosso, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato.

Alle 18, come in tante città italiane, da fuori è risuonato l’Inno di Mameli in loop per una decina di minuti. Non so da dove provenisse, visto che fuori dalle mie finestre c’è solo una palazzina a due piani e un ex albergo circondato da impalcature (lo stanno trasformando in un condominio): è stato comunque qualcosa di diverso in una giornata senza grandi emozioni, uno di quei regali ai quali accennava prima l’Agente Cooper. Ed è in questi momenti che penso a quelle distese di cemento dalle quali ogni tanto spunta fuori un piccolo ciuffo d’erba, se non un fiore: anche nelle situazioni più ostili e drammatiche, la vita trova sempre una strada per imporsi. Andrà tutto bene.

Diario da Casa: 12 Marzo

Ho cominciato a piazzare delle grandi X rosse sul calendario della cucina, come fanno talvolta nei film. Sto tenendo il conto di qualcosa che non so, forse dei nostri giorni di chiusura, dei giorni senza normalità, o forse è semplicemente una di quelle azioni che si fanno giusto per il gusto di mandare avanti qualcosa: passa un giorno, piazzi un’altra X sul calendario e la vita sembra andare avanti, in qualche modo.

Ci stiamo attrezzando, abbiamo un po’ di scorte e per il momento non sembrano esserci problemi. Immagino che vivere a Roma da questo punto di vista sia un vantaggio: ho molti supermercati non lontani da casa, un’ottima panetteria a due passi e tutti i servizi che servono a portata di passeggiata, che stiamo evitando se non per necessità legate alla spesa o all’immondizia. Per quanto riguarda la vita sociale, un appuntamento quotidiano su Skype con altre due coppie di amici è l’oretta più divertente del giorno. Ci raccontiamo come sono andate le nostre giornate, punti di vista sulla situazione e ci intratteniamo con scherzi o giochi. Ieri sera abbiamo giocato a “Nomi, Cose, Città”: non mi capitava da anni, forse dai tempi del liceo, ma quest’oretta spensierata ha contribuito sicuramente a rendere migliore la nostra giornata, anche se ho sbagliato oppure omesso molte risposte (come ho potuto non pensare a Orwell quando è uscita la lettera O nella colonna degli scrittori?).

Sto cercando di lavorare un minimo, ma ho ben poco da fare e quello che normalmente faccio di questi tempi non ha molto senso. La galleria che mi rappresenta in Cina è temporaneamente chiusa, ma spero che possa riaprire presto, nel resto del mondo il lavoro, seppur a rilento, sembra andare avanti: negli Stati Uniti mi hanno chiesto alcune nuove foto di Chicago e New York e ho mando una selezione di immagini per la quale aspetto risposta. Ovviamente i lavori su commissione a Roma sono totalmente fermi. Continuo a postare qualche fotografia nuova sui miei social per mantenere il lavoro attivo, inoltre questa idea di raccontare la quarantena con le immagini, oltre che con le parole, mi sta aiutando a non impazzire, a non sentirmi completamente immobile. Mentre lavoravo ho ascoltato una playlist che mi ha inviato Martina, un’amica, con ottimi pezzi degli Who, di Frank Zappa, dei Turtles e dei Buzzcocks, tra gli altri. In serata mi sono soffermato qualche minuto a guardare fuori dalla finestra, pensando che il giorno dopo sarebbe stato un venerdì 13 in piena pandemia. Cosa potrebbe mai andar storto? L’ho trovato ironico.

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