PhEST 2020: Arte e Fotografia a Monopoli

Già dal 7 Agosto (e fino al 1 Novembre) è possibile visitare i 24 progetti che compongono l’edizione 2020 del PhEST, Festival Internazionale di Fotografia e Arte, giunto ormai alla quinta edizione, probabilmente la migliore finora realizzata. Il tema scelto quest’anno è “Terra”, inteso non solo come il pianeta in cui viviamo, ma anche la terra che appartiene al mondo contadino e dunque alla riscoperta del suo valore.

Continue reading

My New Shop

I’m so happy to show you my new shop online! Prints are customizable with the frame and size that you choose and the shipping is free in USA, UK and EU. So far there are just few images, but I’m going to add more photos soon (and if your favorite image is not here, please tell me and I’ll add it!).
Visit my shop here: Alessio Trerotoli Shop

Sono molto felice di presentarvi il mio nuovo negozio online! Le stampe sono personalizzabili con cornice e dimensione a vostra scelta, inoltre la spedizione è gratuita negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nei Paesi dell’Unione Europea. Per ora è presente soltanto una piccola selezione di immagini, ma conto di aggiungerne molte altre presto (e se la vostra preferita non è presente fatemelo sapere e la aggiungerò subito!).
Visita il mio negozio qui: Alessio Trerotoli Shop

[Looking for more inspiration? Join us in the group Living Is Easy With One Eye Closed or visit my website www.alessiotrerotoli.com]

Color / B&W #2

Second episode with this new feature. In these days I’m reorganizing my archive so I’m scrutinising every folder I have since 2009 (year of my first reflex and my first solo travel) to put into another folder the very best of my production. I can’t choose if some images are better in colors or in black and white: this time I propose you this shot taken here in Roma, where I can’t decide between the neon colored version and the classic noir version in black and white. Your thoughts?

Fuori dalla doccia fa freddo

[It’s Cold Out of the Shower: english version here]

A volte fare il fotografo è un po’ come quando ti fai la doccia. Un getto di acqua calda, i muscoli si rilassano, i pori si aprono e per un momento non pensi a nulla. La fotografia non è tanto diversa e quando hai un lavoro da fare o un progetto da seguire la sensazione è molto simile: ogni scatto è come acqua calda nell’inverno più freddo, ma come quando sei sotto la doccia, anche nella fotografia c’è quel momento in cui devi chiudere l’acqua e prendere l’accappatoio. E proprio in quel momento arriva una piccola ondata di gelo che ti ghiaccia l’anima. Lo stesso gelo che provi quando hai una macchina fotografica in mano e non riesci o non puoi fotografare niente.

Continue reading

“Manichini” by Daniele Pace

DanielePace02

english version below
[ITA]
Manichini come specchio della società? Secondo Daniele Pace, fotografo romano, il rapporto tra i personaggi delle vetrine e gli individui che popolano la società contemporanea è correlato, all’insegna della dicotomia tra l’apparenza e il valore reale dell’individuo: “Il progetto Manichini nasce circa un anno fa quando, trovandomi davanti a una vetrina di Roma, ho fotografato questi oggetti inanimati, ma esteticamente perfetti. Associai subito questo stato alla società di oggi che vive molto delle apparenze, a volte fregandosene del vero valore di noi stessi”.

[Cerchi altra ispirazione? Raggiungici sul gruppo Living Is Easy With One Eye Closed]

Continue reading

La Fotografia Moltiplica l’Esistenza

[Photography Multiplies Life: english version here]

La settimana scorsa ho provato la curiosa esperienza di allestire una bancarella con le mie fotografie in formato cartolina, all’interno di un mercatino in cui esponevano artigiani e artisti di vario genere. Ho passato la giornata dietro a questo tavolino, pieno di piccole foto e album da sfogliare. Al di là dell’ovvia soddisfazione di vedere le mie foto acquistate da moltissime persone, è stato davvero bello parlare con la gente, raccontare qualcosa delle mie immagini, del mio stile o magari svelare l’aneddoto dietro ad alcune fotografie. In particolar modo ho trovato interessante la domanda che mi ha fatto una ragazza, una delle tante persone che si sono avvicinate alla mia bancarella durante la giornata. Mi ha chiesto: “Che effetto ti fa sapere che le tue foto sono nelle case di altre persone?”. Gran bella domanda. Lì per lì mi sono passate per la testa molte cose, su tutte l’utopica idea di moltiplicare la mia esistenza. Il tempo passa e purtroppo non ho la possibilità di viaggiare per il mondo, in quest’ottica le mie fotografie hanno la funzione di “ambasciatori della mia vita”: sapere che c’è una mia immagine dentro una casa a Boston, a Santiago del Cile o a Pechino mi permette di credere che un pezzo della mia esistenza, un ramo del mio personale albero della vita, sia riuscito ad estendersi e a ritagliarsi uno spiraglio anche in un luogo fisicamente lontano da me. Attraverso gli occhi di chi lo guarda, quel momento della mia vita, cristallizzato in uno scatto di cui soltanto io ho un ricordo nitido e reale, può esistere ancora e ancora, in un loop eterno, in una casa che non conosco e mai conoscerò. In cinque secondi, questa è la prima risposta che mi è passata per la mente e, probabilmente, la più vera. Inutile dirlo, come tutti i fotografi sono ossessionato dal tempo e dallo spazio: grazie alla fotografia ho la possibilità di fermare l’attimo e attraverso le mie stampe si compie l’illusione di poter dilatare gli spazi. Questo è il miracolo in cui credo ogni volta che una mia foto viene venduta, che sia nella mia Roma o dall’altra parte del mondo.

Subito dopo le ho aggiunto che prima o poi ti abitui all’idea, alla consapevolezza di avere tue immagini nelle case e nelle vite altrui. Ogni tanto mi abituo, è vero, e purtroppo il primo pensiero finisce per essere sempre quello meno poetico ma più rassicurante: il guadagno. Altre volte, come questa, mi soffermo sull’idea, su questa fantasia di esser riuscito a moltiplicare la mia esistenza, a frammentarla per poi farla rivivere in città vicine e lontane. E mi abbandono ad una serenità immensa al pensiero che, nonostante i sacrifici, le ansie e le preoccupazioni, il lavoro che mi sono scelto è davvero quello che amo. Ma senza le altre persone, quelle che scelgono di prendersi cura di una mia fotografia e di tenerla in casa loro, questo lavoro per me non esisterebbe e io stesso, probabilmente, non sarei davvero io.

[Cerchi altra ispirazione? Raggiungici sul gruppo Living Is Easy With One Eye Closed]

Mercatino

Persone, Personaggi e Street Photography

[English version soon]

Cosa sarebbe la Street Photography senza persone al suo interno? Immagini, più o meno interessanti, di luoghi, strade, piazze. Il punto è: senza il “fattore umano” si può parlare di fotografia di strada? Per alcuni sì, io credo che invece sia un ramo diverso dello stesso albero. Un ramo che, personalmente, mi interessa relativamente, non è di questo infatti che volevo parlarvi (anche se un approfondimento sulla fotografia “paesaggistica urbana” potrebbe anche essere interessante, chissà). Torniamo a noi. Mi capita molto spesso di escludere una fotografia che ho scattato durante la giornata (oppure, ancora più spesso, non scattarla affatto) per il semplice fatto che la persona fotografata al suo interno non è abbastanza interessante. Magari va tutto bene: la luce, lo sfondo, la composizione, però la foto non è abbastanza buona per il semplice motivo che il passante che si trova al suo interno è quello sbagliato. Il punto è: nella Street Photography esistono personaggi buoni e personaggi sbagliati? La domanda forse è mal posta, ma la risposta ad ogni modo non è così semplice.

Una piccola parentesi. I passanti, gli ignari protagonisti delle foto di strada, possono essere chiamati in molti modi. A me piace molto l’idea di chiamarli “personaggi”, come quelli di un film o di una storia. In fondo che cos’è la fotografia di strada se non una storia da raccontare a chi la osserva?

A volte penso che siamo così influenzati dalle immagini del passato (penso alle foto di Cartier-Bresson o a quelle di Vivan Maier, tanto per fare un paio di esempi) da restare delusi dai personaggi del nostro presente. Voglio dire, a rendere stupende alcune foto di, non so, cinquant’anni fa, non sono anche i personaggi al loro interno? I loro vestiti così classici, così sobri, così inerenti alla storia che viene raccontata? Ovviamente sì, perché quella era la moda di un tempo, quello era lo stile. C’è una mia foto di un paio di anni fa che mi piace molto, ritrae un uomo sotto la pioggia, che cammina per via dei Pettinari indossando un lungo cappotto nero. Sembra una foto appartenente ad un’altra epoca. Eccolo, il punto: sembra un’altra epoca. Quindi ritengo che sia una bella foto perché somiglia ad una foto del passato, il personaggio fa pensare al protagonista di una foto scattata da uno dei maestri di una volta (il personaggio, non la foto, per carità) e per questo funziona. Sarebbe stata bella ugualmente se il personaggio sotto l’ombrello avesse indossato, che ne so, un bomber o avesse un look più moderno? No. Non so se mi sto spiegando bene, ma senza dubbio so dove voglio arrivare.

La Street Photography può avere molti significati. Da qualche anno si sta avvicinando sempre più alla fotografia artistica o, meglio, un altro ramo della Street sta seguendo la strada (scusate il gioco di parole) che conduce all’arte. Alcuni scatti premiati ai concorsi o ai festival sembrano sempre più opere d’arte che la gente vorrebbe appendere ai muri delle proprie case, per intenderci. Ma c’è un ruolo che la Street Photography ha dai tempi della sua nascita: raccontare il proprio tempo. Non c’è nessun genere fotografico così capace di raccontare il quotidiano come la Street: le foto di Cartier-Bresson e di Vivian Maier, tanto per seguire gli esempi precedenti, fanno esattamente questo, raccontano la Parigi o la Chicago del loro tempo. La mia fotografia di cui parlavo prima (e che potete vedere in fondo al post) riesce in questo intento? Probabilmente no, perché il suo personaggio non sembra appartenere al 2014 (anno in cui è stata scattata). Dove voglio arrivare? Ve lo dico subito. Come abbiamo detto più volte insieme ai ragazzi e alle ragazze di Roma Street Photography, nell’epoca in cui anche un ragazzino di 10 anni con uno smartphone può scattare tonnellate di fotografie, il ruolo di un fotografo di strada a Roma (come in ogni altra città) deve anche essere quello di raccontare il suo tempo e i suoi spazi, raccontando le storie della strada e i suoi personaggi, così come sono, con per esempio una grande scritta Nike sul petto o con un cellulare in mano, perché questo è il nostro tempo e noi forse abbiamo l’onore e l’onere di doverlo raccontare. Ok, questa frase suona un po’ presuntuosa e pretestuosa e mi scuso, ma il senso è più o meno questo. Non so se è una cosa che capita anche agli altri fotografi, ma io vorrei davvero smettere di inseguire personaggi che hanno l’aria di non appartenere alla nostra epoca per raccontare qualcosa di più inerente al 2017: forse adesso non mi sembreranno personaggi interessanti, ma tra venti o trent’anni il loro look sarà meravigliosamente “vintage”. Insomma, per concludere, il punto è: la fotografia viene prima di tutto. La storia che si racconta viene prima di tutto. Il personaggio può essere adatto o meno adatto, ma qualunque sia il suo aspetto, il suo abbigliamento, il suo comportamento, sarà comunque una testimonianza di quest’epoca e, se funzionale allo scatto, sarà esattamente ciò che dobbiamo cercare.

[Cerchi altra ispirazione? Raggiungici sul gruppo Living Is Easy With One Eye Closed]

rainfb